Fonte: Il Sole 24 Ore

I dati sulla produzione industriale dell’Istat di ieri rappresentano «buoni segnali che sicuramente vanno nella giusta direzione: l’obbligo però è aumentare il livello di accelerazione della crescita». Per il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, a Cremona per l’assemblea annuale degli industriali, si tratta di «segnali di un Paese che vuole reagire, dell’industria che reagisce». La vera sfida – aggiunge – è però quella della crescita, con la questione industriale a rappresentare la vera grande questione nazionale. «E’ la sfida del Paese e dell’Europa sulla quale dobbiamo fare i conti: la legge di bilancio diventa il primo passo per affrontare una direzione di crescita del Paese». Il presidente di Confindustria ha accolto «molto bene» la dichiarazione del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, secondo il quale Milano può prendere per mano l’Italia: «Milano – spiega – è la vera locomotiva economica dell’Italia, lo sappiamo, se vola Milano vola l’Italia, l’importante è che tutta l’Italia possa
volare. Non può volare solo un pezzo di territorio, perché abbiamo bisogno di una società inclusiva che cresca tutta, senza periferie».

Boccia si dice fiducioso che il Piano Industria 4.0, esposto agli industriali cremonesi dal ministro delle Sviluppo Economico Carlo Calenda, possa riattivare la crescita, apprezzando lo schema del Governo: concentrare le risorse su poche priorità in un’ottica di neutralità tecnologia e settoriale, incentivando gli investimenti. «Questa – spiega Boccia – è la stagione della corresponsabilità, sugli obiettivi della crescita l’industria italiana è corresponsabile. Ecco perché abbiamo un rapporto leale e corretto con questo Governo, nella consapevolezza che per noi è cruciale rappresentare un ponte tra gli interessi del Paese e quelli delle imprese. Gli interessi di singole categorie li escludiamo dal dibattito». Quanto alle relazioni industriali, Boccia si dice moderatamente ottimista sulla chiusura del contratto dei meccanici, rimandando la discussione sui modelli contrattuali ad una fase successiva («diversamente rallenteremmo la chiusura dei contratti») auspicando però un confronto con il sindacato per definire il ruolo futuro dell’industria in Italia. «Se ci accordiamo sugli obiettivi – spiega – le relazioni industriali diventano poi un punto di caduta naturale». Relazioni che vanno impostate nell’ottica di favorire uno scambio salario-produttività, con l’auspicio che il Governo intervenga defiscalizzando gli importi erogati, rendendo dunque più conveniente per le parti l’accordo.

Boccia si dice fiducioso che gli investimenti delle imprese lieviteranno grazie al piano 4.0 («alcune lo faranno subito – spiega – altre andranno accompagnate» e ribadisce la linea della Confederazione: puntare in modo deciso sulla riattivazione dei meccanismi di crescita, rimuovendo gli ostacoli in assenza dei quali l’Italia potrebbe diventare la prima manifattura europea. «Abbiamo interesse che le cose vadano bene, ecco perché auspichiamo il successo del Governo: perché il successo del Governo è il successo del Paese: per noi la grande questiona nazionale è la questione industriale». Alleanza la cui necessità è stata ribadita alla platea di imprenditori dal ministro Calenda. «Ci aspetta un periodo duro – spiega – ma gli investimenti possono aiutare ad invertire il trend, possono salvare l’economia e la società italiana. Ma questo meccanismo, il piano Industria 4.0, funziona solo se tra Governo e imprese c’ è un patto di reciproca fiducia».