Fonte: Il Sole 24 Ore

Via libera al decreto Ilva, il decimo da dicembre 2012 a oggi. La Camera ha approvato ieri il provvedimento, con 258 voti favorevoli e 163 contrari. Ora passa all’esame del Senato (la discussione inizierà il 26 luglio, il decreto scade l’8 agosto). Questo documento introduce modifiche nella gestione della vicenda relativa alla cessione e al risanamento del complesso siderurgico di Taranto in amministrazione straordinaria. Rispetto al testo licenziato un mese fa da Palazzo Chigi, ci sono state alcune modifiche rilevanti.

L’aspetto più controverso, fin dall’inizio della discussione, è stato lo «scudo» giuridico, che estende anche agli amministratori e acquirenti degli asset l’immunità prevista per i commissari (dal decreto del 5 gennaio 2015) per gli adempimenti relativi all’attuazione del piano ambientale, prorogata fino a fine 2018. Le commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera hanno stabilito che lo scudo varrà fino al 30 giugno 2017, o al massimo per ulteriori 18 mesi nel caso in cui ci fosse l’esigenza di una proroga. Scaduto questo termine, ha precisato ieri il relatore di maggioranza Alessandro Bratti «il nuovo acquirente sarà soggetto alla normativa ordinaria».

Oggetto di discussione, in questi giorni, è stato anche il coinvolgimento della Cassa dei servizi energetici ambientali a copertura degli oneri derivanti dai 400 milioni versati a favore dell’amministrazione straordinaria nel 2016: la somma, come ha precisato ieri l’altra relatrice di maggioranza, Alessandra Bargero, dovrà essere restituita entro il 2018 e un odg approvato ieri impegna il Governo, in caso di mancanza di cassa, a individuare le risorse necessarie per evitare eventuali aumenti nella bolletta degli italiani.

Altro punto nevralgico è quello legato al ruolo di Arpa Puglia, che è stata svincolata dal blocco delle assunzioni: è autorizzata ad assumere personale a tempo indeterminato (la Regione Puglia dovrà prioritariamente valutare l’assegnazione temporanea di proprio personale) per la copertura delle future «attività di vigilanza, controllo, monitoraggio» e per gli «eventuali accertamenti tecnici»in relazione all’attuazione del piano (l’Aia del 2014, secondo il decreto, potrà essere modificata dall’aggiudicatario) affiancandosi così a Ispra. A questo scopo sono state individuate risorse per massimi 2,5 milioni nel 2016 e 5 milioni a decorrere dal 2017.

Dopo la presentazione, il 30 giugno, delle offerte vincolanti (sono due: quella di Am Investco Italy e quella di AcciaItalia), l’iter di cessione dell’Ilva prevede ora che il ministro dell’Ambiente nomini un comitato di esperti, che avrà 120 giorni per valutare i piani ambientali. Il decreto approvato ieri esige che i curricula dei componenti il comitato debbano essere consultabili. È stato inoltre deciso che entro il 31 dicembre i commissari trasmettano al ministero dell’Ambiente la mappatura, aggiornata al 30 giugno, dei rifiuti pericolosi e del materiale contenente amianto presenti negli stabilimenti Ilva. La Camera ha inoltre deciso che, qualora i rifiuti siano utilizzati al di fuori degli stabilimenti Ilva, si applichi un test di cessione.

Di rilievo anche la questione relativa ai crediti dei fornitori: un emendamento del Governo prevede per loro la precedenza nel processo di distribuzione di acconti parziali ai creditori prededucibili. Da segnalare infine l’approvazione di un emendamento che vieta all’advisor finanziario «di avere partecipazioni o ricoprire incarichi dirigenziali interni o esterni nel soggetto aggiudicatario».