Fonte: Il sole 24 Ore

L’Istat conferma i dati sull’inflazione pubblicati – in forma di stima preliminare – due settimane fa. Nonostante l’accelerata dei prezzi nel mese di dicembre, il 2016 si e chiuso con una variazione negativa (dello 0,1%), un fatto che non accadeva dal 1959, quando il calo fu dello 0,4%. Il mese di dicembre, tuttavia, ha visto un recupero dell’inflazione sia su base mensile (dello 0,4%), sia su base annua (+0,5%). Un balzo, quello di dicembre, che non è comunque da sottovalutare e che rappresenta il dato migliore dal maggio del 2014. La ripresa dell’inflazione non sarebbe influenzata dagli acquisti natalizi ma, come spiega l’istituto di statistica, soprattutto dall’accelerazione della crescita dei prezzi dei servizi di trasporti (+2,6%, da +0,9% di novembre), degli energetici non regolamentati (+2,4%, da +0,3% di novembre) e degli alimentari non lavorati (+1,8%, era +0,2% il mese precedente).

I prezzi dei beni tornano a registrare una variazione positiva, mentre il tasso di crescita dei prezzi dei servizi accelera, portandosi a +0,9% dal +0,5% a novembre. Su base annua, risultano in deflazione i settori comunicazioni (-3,1%) abitazioni ed energia (-1,9%) e istruzione (-0,9%). per quanto riguarda il cosiddetto “carrello della spesa”, i prezzi dei beni alimentari e di quelli per la cura della casa e della persona crescono dello 0,4% in termini congiunturali e dello 0,6% in termini tendenziali (da -0,1% di novembre). Secondo la Coldiretti, però, l’aumento dei prezzi dei beni alimentari «taglia i consumi a tavola», con il 2016 che si chiude con il segno meno per la spesa alimentare domestica delle famiglie e con un crollo del 5,2% dei prezzi riconosciuti agli agricoltori, che implica effetti definiti «devastanti» per le campagne.

Il risultato della deflazione, sottolinea la Coldiretti, è «una riduzione degli acquisti di cibo e bevande dell’1% rispetto al 2015, frutto di dinamiche eterogenee tra i diversi comparti, tra cui si segnalano cali, anche di una certa intensità, per le carni (-6%), i salumi (-5%) il latte e derivati (-4%) e oli e grassi e vegetali (-2%), solo in parte compensati da un incremento degli acquisti di prodotti ittici (+3%) e della frutta (+2%)». Aggiunge la Coldiretti: nonostante il crollo dei prezzi dei prodotti agricoli in campagna, nei negozi i prezzi dei beni alimentari, sono aumentati dello 0,2 % nel 2016 «anche per effetto delle speculazioni e delle distorsioni di filiera nel passaggio dal campo alla tavola». A incidere è anche il flusso delle «importazioni selvagge», che fanno concorrenza sleale alla produzione nazionale perché vengono spacciati come made in Italy a causa di una mancanza di indicazione chiara sull’origine dei prodotti, anche se per il 2017 si attendono importanti novità per il latte, i formaggi e la pasta made in Italy.